Un deep dive nelle sonorità elettro-indie, che inizia da un’immersione in un’acqua calma e gentile, quasi timida, un po’ come quando si entra in piscina e si procede in maniera lenta, ma decisa.
L’apertura del disco con Gouvernant Sun trasmette un’atmosfera esoterica e quasi di iniziazione dell’ascoltatore, sulla scia di concept album dal significato nascosto, come Geogaddi dei Boards of Canada; in tutto l’album sono evidenti le influenze post-rock, dai Notwist ai Tangerine Dream, unite all’elettronica minimale e malinconica, che quasi ricorda i bassi sottili di Pause di Four Tet: entrambe a fondersi per dare vita ad un’atmosfera psichedelica e fluttuante.
L’approccio vocale di Lippok è, quasi, narrativo, oltre il canoro, mi ha ricordato il caro vecchio Lou.
L’omaggio ad Everybody had a hard year di Lennon è la ciliegina sulla torta di un disco che semplifica in maniera fluida e leggera un ponte tra classico e contemporaneo, come non fossero due concetti aut aut, ma un’unica idea di continuum temporale.
Rivisitare in chiave indie-tronica un brano registrato nel 1919, diventato poi uno storico coro del West Ham United, è semplicemente geniale.
Nuts of Ay è un album che richiede attenzione e ripetuti ascolti per essere apprezzato pienamente, ma non in maniera fine a se stessa.
Ogni traccia è un tassello, un mattoncino di un mosaico che regala sfumature sempre più stratificate.
Tarwater Nuts of Ay
Tracklist
1. Gouvernant Sun 02:37 2. Trapdoor Spider 03:26 video 3. On Waves and Years 04:13 4. Breaking Day 02:28 5. The Lawn 02:19 6. Hideous Kiss 03:25 7. Spirit of Flux 04:05 8. All Nuns 01:52 9. USA 02:56 10. Down Comes the Goose 03:24 11. Forever Blowing Bubbles 04:04 12. Everybody Had a Hard Year 03:52
Gabriella Capraro
Gabriella Capraro, classe '96, Copywriter e Ghost writer con una grande passione per la musica e la letteratura postmoderna. Scrive sin da bambina racconti brevi e racconti in forma diaristica, collabora con riviste online dedicate al mondo del marketing e della formazione, ma sogna di scrivere e promuovere artisti e band emergenti.
Se non ha le cuffie alle orecchie, sicuramente ha una penna in mano.
Con “Tote Winkel” il duo tedesco Sankt Otten prosegue il suo viaggio sonoro lungo le linee astratte del krautrock e della kosmische musik, offrendo un album che è al tempo stesso un tributo, una reinvenzione e una meditazione.
Initiation Ritual di by Seigg, Benza, Tino Trøster, Vilchezz, West Code: Cinque tracce, un’atmosfera buia e lineare, più di un EP: Initiation Ritual è un file rouge che collega il sound dei suoi artisti.