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Recensione : Siouxsie And The Banshees – The Final Four Studio Albums

La ristampa da parte della Universal degli ultimi quattro dischi editi da Siouxsie and The Banshees ci fornisce l'occasione per parlare di una delle band più importanti tra quelle emerse dall’ondata post punk che segnò indelebilmente il mondo musicale all'inizio degli anni ‘80.

Siouxsie And The Banshees – The Final Four Studio Albums

La ristampa da parte della Universal degli ultimi quattro dischi editi da Siouxsie And The Banshees ci fornisce l’occasione per parlare di una delle band più importanti tra quelle emerse dall’ondata post punk che segnò indelebilmente il mondo musicale all’inizio degli anni ‘80.

In effetti, questi lavori mostrano quella che viene unanimemente riconosciuta come la fase calante della band guidata da Susan Ballion aka Siouxsie Sioux, ma non per questo devono essere derubricati indistintamente alla condizione di inutile paccottiglia, semmai possono essere presi a riferimento esemplificativo di ciò che avviene a quelle band che, ottenuto il successo all’interno dell’esplosione di un movimento musicale, cercano in seguito di percorrere strade alternative, riuscendoci a volte e meno in altre.
Dei quattro lavori presi in esame, non c’è dubbio che il più interessante sia il primo in ordine cronologico, Through The Looking Glass (1987), album di cover che funge praticamente da spartiacque tra le due fasi della carriera della band britannica.
Le riproposizioni di brani, spesso neppure tra i più conosciuti, di artisti di varia estrazione musicale, mostrano un gusto per l’arrangiamento ampiamente indicativo della raggiunta maturità artistica di Siouxsie e soci, magari a discapito di quella selvaggia freschezza che ne era la caratteristica principale agli esordi.
Molto valide, quindi le riletture di gran parte dei brani contenuti nella raccolta, con una menzione per This Town Ain’t Big Enough For The Both Of Us degli stralunati tedeschi Sparks, Sea Breezes sfrondata del dandismo dei Roxy Music e soprattutto The Passenger dell’icona Iggy Pop; in generale si può parlare di un’operazione sicuramente riuscita, per quanto la sua consistenza non possa mai essere paragonata a quella di un album di brani inediti.
Album che arriva l’anno successivo: Peepshow (1988) segna il distacco definitivo dalle sonorità post-punk che già il precedente “Tindershow” aveva fatto paventare, ma il tentativo di di affrancarsi da quell’ambito stilistico riesce solo ad intermittenza, grazie ad un brano di sicuro impatto, come Pek-A-Boo, che si trasforma in un grande successo commerciale, l’ottima Scarecrow ed altri episodi di discreta fattura dai quali emerge il pregevole lavoro percussivo di Budgie.
Superstition, tre anni dopo, è invece il disco destinato a far maggiormente discutere i fan, a causa della netta deriva verso sonorità quasi dance che, se ai più all’epoca, parvero un sorta di delitto di lesa maestà, a mio avviso sono invece l’espressione meno manieristica della band in questa fase della carriera; del resto, la scelta di affidarsi in sede di produzione alle mani di Stephen Hague, responsabile, tra gli altri, del successo di OMD e Pet Shop Boys, costituisce già in partenza un indizio rivelatore, e, tutto sommato, brani come il singolo Kiss Them For Me, Fear (Of The Unknown) e Got To Get Up assolvono egregiamente il loro compito di far battere il piedino senza avere ulteriori pretese se non quella di risultare gradevoli ed orecchiabili.
Decisamente peggio, in tal senso, vanno le cose con The Rapture, datato 1995, album che, di fatto, chiude in maniera incolore l’epopea della leggenda post punk britannica, con una serie di canzoni francamente troppo leggere e caratterizzate da un pop inoffensivo per poter ancora attrarre l’attenzione degli appassionati che, nel frattempo, si sta spostando su generi e band differenti.
Fa un po’ rabbia, quindi, ascoltare, quasi soffocato tra brani incapaci di lasciare il segno, una traccia in grado di riportare per un attimo Siouxsie agli oscuri fasti del passato, come Not Forgotten.
Appare evidente, del resto, quanto il nome dei Siouxsie And The Banshees sia ormai diventato, negli anni ’90, un brand da sfruttare commercialmente da parte del mercato discografico, mentre la stessa vocalist ed il marito Budgie paiono focalizzare i propri sforzi compositivi in funzione del loro progetto The Creatures, con il quale poter dare sfogo a propensioni decisamente più sperimentali.
Da segnalare, infine, la presenza in tutti gli album di una serie di bonus track, che spaziano dai classici remix a registrazioni dal vivo fino a versioni alternative di brani già ascoltabili nella loro veste originale.
Faccio un po’ di fatica, pertanto, a trovare uno spunto efficace per spingere qualcuno a fare proprie queste riedizioni, per quanto molto curate, salvo appunto Through The Looking Glass per la pregevole opera di rielaborazione di composizioni altrui.
Al di là di quello prettamente commerciale, l’unico motivo plausibile per giustificare un’operazione di questo tipo, potrebbe risiedere solo in una programmata reunion della band e in questo caso, allora, cosa può esserci di meglio se non immettere sul mercato del vecchio materiale per riportare sotto la luce dei riflettori un nome che, con buona pace dei detrattori, ha lasciato comunque il proprio segno nella storia del rock ?

Tracklist:
Through The Looking Glass
1. This Town Ain’t Big Enough For The Both Of Us
2. Hall Of Mirrors
3. Trust In Me
4. This Wheel’s On Fire
5. Strange Fruit
6. You’re Lost, Little Girl
7. The Passenger
8. Gun
9. Sea Breezes
10. Little Johnny Jewel
11. She Cracked (the extra b-side of This Wheel’s on Fire double-pack 7” )
12. Song From The Edge Of The World 7′ version
13. This Wheel’s On Fire Incendiary Mix
14. The Passenger llllloco-motion mix

Peepshow
1. Peek-A-Boo
2. The Killing Jar
3. Scarecrow
4. Carousel
5. Burn-Up
6. Ornaments Of Gold
7. Turn To Stone
8. Rawhead & Bloodybones
9. The Last Beat Of My Heart
10. Rhapsody
11. El Dia De Los Muertos Espiritu Mix
12. The Killing Jar Lepidopteristic Mix (both remixes reissued here for the first time in over 25 years
13. The Last Beat Of My Heart Live @ Lollapalooza, 1991

Superstition
1. Kiss Them For Me
2. Fear (Of The Unknown)
3. Cry
4. Drifter
5. Little Sister
6. Shadowtime
7. Silly Thing
8. Got To Get Up
9. Silver Waterfalls
10. Softly
11. The Ghost In You
12. Face To Face 7″ version
13. Kiss Them For Me Snapper Mix
14. Kiss Them For Me Kathak #1 Mix (never before released)

The Rapture
1. O Baby
2. Tearing Apart
3. Stargazer
4. Fall From Grace
5. Not Forgotten
6. Sick Child
7. The Lonely One
8. Falling Down
9. Forever
10. The Rapture
11. The Double Life
12. Love Out Me
13. New Skin (unreleased complete version commissioned by Paul Verhoeven for his cult campfest ‘SHOWGIRLS’)
14. FGM
15. New Skin

Line-up:
Siouxsie Sioux – voce
Steven Severin – basso, tastiere
Budgie – batteria, percussioni
John Valentine Carruthers – chitarra, tastiere (“Through …”)
Martin McCarrick – violoncello, tastiere
Jon Klein – chitarra (“Peepshow”, “Superstition”, “Rapture”)

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1 Comment
  • Avatar
    Bob Accio
    Posted at 18:36h, 23 Dicembre Rispondi

    Decisamente interessante l’articolo. Scoprire l’ultimo ragguaglio discografico in retrospettiva su Siouxsie Sioux & Co.

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