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Recensione : Once Upon A Time … In Hollywood ?

Forse un esercizio di stile del regista che si conferma uno dei maggiori cineasti viventi e che piccia o no riesce a sperimentare generi e ottenere sempre risultati eccellenti.

Once Upon A Time … In Hollywood ?

Once Upon A Time … in Hollywood ?

Una visione Siete andati a vederlo? E vi ha deluso?

Molti di voi risponderanno sí !

Ovvio, perché Once Upon A Time… in Hollywood di Tarantino non è un“film di Tarantino”. O meglio, non è il Tarantino che tutti si aspettavano: Pulp Fiction ? Kill Bill ? Le Iene?… nulla di tutto ciò ! Nonostante nel film vi sino molti rimandi ( alla Tarantino) dei film precedenti. Once Upon A Time… in Hollywood è un film storico: un’idea alla Hollywood degli anni 50 e 70resa con una pressoché perfetta ricostruzione storica.

Definendo egli stesso il film “ una lettera d’amore alla Hollywood della sua infanzia”, ci inchiniamo ( chapeau)a Tarantino che ancora una volta riesce ci riesce a stupire senza che subito ce ne rendiamo conto. Avrete la sensazione di vedere un film con tempi infinitamente lunghi e vi domanderete: “Ma perché il caro Quentin ha speso tutto questo tempo e denaro in scene così lunghe che apparentemente non portano da nessuna parte?” Ha speso denaro perché può permetterselo ovviamente, altrimenti non si chiamerebbe Tarantino! Per quanto concerne il tempo è presto detto: lo scorrere degli avvenimenti dagli anni 50 sino ai mitici 70 aveva ritmi più blandi, e soprattutto,il pubblico degli sceneggiati tv amava quanto genere di scansione temporale per così dire “lenta”.

Alcune scene di raccordo duravano minuti, non secondi! Tarantino ha voluto semplicemente rispettare in tutto e per tutto quegli anni dorati non solo nelle scenografie e nei costumi ma anche nella quantificazione del tempo. Se ci pensate è un genio. E ve ne accorgete una volta tornato a casa, ragionando sul film avrete l’illuminazione: ma cosa ho visto ?

Ho visto gli anni 50, ho visto gli anni 70 ! Erano veri! Tarantino ha ricostruito nei minimi dettagli la Los Angeles del 1969: il Sunset Boulevard, i locali storici e le insegne luminose, gli hippy ai margini delle strade, le Cadillac, Ci mostra la vita di Rick Dalton, un attore frustrato dall’ansia di prestazione sul set( Leonardo Di Caprio) e la vita di uno stuntman, Cliff Booth( Brad Pitt) con un passato burrascoso, che trascorre molte delle sue ore in auto con la radio accesa ad ascoltare le ultime hit del momento. La figura di Brad Pitt è indubbiamente una delle più interessanti de film, considerando che sarà decisivo nel finale a sorpresa. C’è da credere che molte dele scene girate siano state rese senza soluzione di continuità direttamente dai ricordi del regista al set del film. Tarantino ha vestito Di Caprio e Pitt con gli abiti che usavano all’epoca e la sorella di Sharon Tate ( quella vera) ha fornito a Margot Robbie gli abiti e gli oggetti realmente posseduti dalla Tate.

Che dire?

Forse un esercizio di stile del regista che si conferma uno dei maggiori cineasti viventi e che piccia o no riesce a sperimentare generi e ottenere sempre risultati eccellenti.

Immancabile l’omaggio al cinema italiano, così come la dirompente scena conclusiva che racchiude il senso finale del film: una versione alternativa della storia all’ interno di una ricostruzione storica perfettamente veritiera. Mi è capitato di ascoltare e leggere molte recensioni negative di questo film che non rendono giustizia al lavoro di ricerca e di attente connessioni narrative che un occhio esperto può cogliere Gli appassionati capiranno… non giudicate ma lasciatevi trasportare dalle immagini e dalle musiche …

Insomma andate al cinema e quando tornerete a casa direte : “ ho visto la luce ! “

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