Ennui – Mze Ukunisa
Un esordio che, oltre ad essere vivamente consigliato ai più devoti a questo tipo di sonorità, costituisce anche l’ennesimo segno di vitalità da parte dell’emergente scena doom dell’ex-Unione Sovietica.
Un esordio che, oltre ad essere vivamente consigliato ai più devoti a questo tipo di sonorità, costituisce anche l’ennesimo segno di vitalità da parte dell’emergente scena doom dell’ex-Unione Sovietica.
“Principia Discordia” è un degno seguito a “La Voce Dei Morti”, che dalla sua forse aveva in più l’originalità dell’idea e una conseguente maggiore omogeneità, ed è senza dubbio un lavoro dal valore indiscutibile che sarebbe ingiusto prendere in considerazione solo per le sue peculiarità extra musicali.
Il gruppo inglese mette sul piatto, sei anni dopo “Noctambulism”, un autentico carico da undici, esibendosi in un death-doom nel quale l’impatto delle sonorità pachidermiche prevale nettamente sui rari accenni di stampo melodico.
Disco consigliato e supporto obbligatorio, da parte degli amanti delle sonorità novantiane, per una band in grande crescita e assolutamente da non perdersi in versione live.
Il sound, devoto a un death metal melodico di matrice svedese, non sembra volersi svincolare dalle pesanti influenze dei maestri del genere, aspetto che ha fortemente condizionato la valutazione dei precedenti lavori.
“Fear Of A Unique Identity” è l”ennesima perla di una discografia che davvero non teme confronti, in grado di mettere d’accordo appassionati dai gusti musicali più disparati.
Monolithe III è un unico brano che pare non soffrire mai di momenti di stanca ma anzi, si distende in un lento e progressivo crescendo che si arresta solo con l’ultima nota incisa dalla band parigina.
Un disco dalla qualità impressionante per una band che si conferma ai livelli d’eccellenza che le competono.
“Tears Of The Face Of God” appare ricco di spunti interessanti ma spesso slegati dal contesto generale; non c’è dubbio che gli Eversin siano in grado di esibirsi in diversi passaggi di indubbia efficacia, ma è proprio nella sua resa d’insieme che questa loro fatica, al termine dell’ascolto, lascia sensazioni discordanti.
Un lavoro meritevole d’attenzione pur senza rappresentare qualcosa di imprescindibile.
Lord Agheros si muove su terreni contigui al black metal nella sua versione più atmosferica, ma va detto che l’etichetta BM applicata a questo progetto può essere fuorviante considerato che i momenti dall’andamento più impetuoso sono in netta minoranza rispetto alla componente ambient
Raventale – Transcendence: Mi sono imbattuto per la prima volta nella prolifica one-man band ucraina Raventale nel non troppo lont…
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