Confessioni di una maschera – aprile MMXXII – eXistenZ
E non sarà e non potrà essere un “like” sui social network a pulire la nostra coscienza dalla totale assenza di empatia.
Confessioni di una maschera – nel momento in cui siamo costretti a crearci una falsa personalità per rispondere ad esigenze di inclusione sociale e nascondiamo quelli che sono i nostri reali sentimenti non possiamo che dirci complici e partecipi di una mascherata. questa rubrica è per chi sente la necessità di togliersi la maschera e mostrarsi per quello che è realmente.
E non sarà e non potrà essere un “like” sui social network a pulire la nostra coscienza dalla totale assenza di empatia.
“C’è un tempo per vivere e un tempo per morire” – Il tempo passa ma continuiamo a vivere in una realtà dicotomica da cui pare impossibile discostarsi.
La nebbia che in questi primi giorni dell’anno è inaspettatamente calata sul Granducato è l’immagine perfetta per descrivere la situazione sociale sempre più triste in cui ci siamo insabbiati.
Passano i giorni ma resta immutata la situazione sotto il cielo di un inverno che ancora pare non avere intenzione di mostrare il suo vero volto. Passano, e lasciano tutto invariato. Siamo ancora nel pieno di una confusione epocale in cui l’ignoranza regna sovrana.
L’onda lunga della manifestazione romana del nove ottobre ultimo scorso si porta dietro tutta una serie di analisi che non possiamo fingere di ignorare.
Tra i tanti ho puntato quelli di Carcass e Iron Maiden, stimolato dal gran parlare che ne hanno fatto online la maggior parte degli “amici”. Ho visto e vissuto le loro carriere in modo intenso.
Non possiamo pensare che la gente vada in piazza per un piatto di carbonara e non perché si creano cittadini di seria A e di serie B.
Come spesso accade per le mie “confessioni” è la strettissima attualità il motore dei miei ragionamenti. Tra le tante sollecitazioni di questo inizio di estate come restare silenziosi quando tutti si stanno dividendo sull’opportunità di aderire o meno alle proteste anti razziste all’interno dei campionati europei di calcio?
Empatizzare come meccanismo di risposta ad un potenziale “pericolo” è l’aberrazione dell’emotività. È la morte, immmediata e meritata.
Ci sono sentenze inappellabili nelle nostre vite. Momenti cui è impossibile sottrarsi. Esistono da sempre. E da sempre ritornano, che ci piaccia o meno, a condizionare le nostre esistenze.
Guardando a ciò che succede da tredici lunghi mesi a questa parte, non posso non tornare a dichiarare pubblicamente il mio disprezzo per chi indottrina, in modo quasi radicalizzante, menti inflaccidite, e pronte all’inoculazione di ogni sorta di delirio, in nome di un risveglio rivoluzionario.
Due sono le considerazioni che in conclusione dell’anno zero dopo l’avvento del covid-19 si rincorrono nella nostra mente.
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