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Recensione : Tongs – Tongs

Un album che genera sentimenti di fredda estraneità

Tongs – Tongs

Passati tre anni da “Fractal” i Tongs (Carlo Garof e Antonio Bertoni) ritornano con questo album senza titolo. Il nuovo capitolo, pubblicato per Sinusite Records, si rivela fin da subito dedito alla ricerca dell’essenzialità più pura: solo basso, batteria ed elettronica, con l’obiettivo di rendere il più minimale possibile ogni singolo brano.

L’ossessivo dialogare di basso e batteria di Moqui, accompagnato da lievi echi elettronici, si lascia sfuggire delle brevi (ma pesanti) cavalcate, introducendo il trascinante giro melodico della quasi blueseggiante Kintsugi e gli energici pugni della potente e granitica Metamorphosis.
Olowan, con il suo finale di basso distorto (che quasi sembra un sax baritono in stile Zu), cede spazio all’intricata giungla asettica di Melma, mentre il ruggire di Thot, graffiando e mordendo per tutta la sua durata, lascia che a seguire sia la pienezza di suono della grassa Dogon.
Interference, infine, tra tendenze reiterative e ritmo incalzante, apre al timido insinuarsi dell’emotiva e misteriosa Mushroom.

Il terzo lavoro dei Tongs, incentrato sull’essere asciutto e ridotto al minimo, convince in ogni sua parte, grazie all’ampio numero di idee messe in gioco e alla buona capacità compositiva del duo. Sicuramente l’aridità proposta influisce negativamente sulle probabilità di coinvolgimento dell’ascoltatore (il tutto risulta un po’ troppo asettico e impersonale), ma, per fortuna, non si rischia mai che tale difetto diventi preponderante. Un album che genera sentimenti di fredda estraneità.

Tracklist:
01. Moqui
02. Kintsugi
03. Metamorphosis
04. Olowan
05. Melma
06. Thot
07. Dogon
08. Interference
09. Mushroom

Line-up:
Carlo Garof
Antonio Bertoni

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