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Recensione : Todesstoss – Hirngemeer

Hirngemeer offre oltre un’ora di verbosità musicale, coraggiosa quanto si vuole, ma rivolta davvero a persone che trovano appagamento solo in forme artistiche anticonvenzionali ai confini dell’infruibilità.

Todesstoss – Hirngemeer

Nutro sinceramente una grande forma di rispetto per chiunque tenti di fare musica in ambiti angusti come quelli della scena underground, tanto più se questo avviene sul versante metal.

A maggior ragione, poi, nel raffrontarmi con l’operato di un artista a 360° come Martin Lang (musicista, poeta, pittore), mi viene qualche scrupolo nel farne le pulci, ma se ciò che ci viene richiesto da chi invia il materiale discografico è l’emissione di un parere spassionato ma pur sempre soggettivo, non si può certo tirarsene indietro.
Todestoss (colpo mortale in ligua tedesca) è un progetto musicale creato da Lang all’inizio del secolo e Hirngemeer ne è il settimo full length all’interno di una discografia ricca di numerose altre uscite sotto forma di demo, ep e split.
Il primo ed unico aggettivo che mi rimane impresso in mente dopo alcuni faticosi ascolti è sperimentale: fin qui niente di male, se non fosse che questa forma di ricerca musicale assume le sembianze di un’improvvisazione sonora che si protrae per circa settanta minuti con tre lunghi brani (il secondo dei quali, Narbenkäfig, della durata superiore alla mezz’ora).
Difficile trovare in tutto questo un filo conduttore che non sia quelle di un’avanguardistica teatralità, insufficiente a portarci in salvo all’esterno di questo labirinto sonoro che non concede spazio alcuno a melodie, se non ridotte in minuscoli frammenti, e men che meno ad un abbozzo di forma canzone.
I Todesstoss, nel tour de force d’apertura Verwehung, appaiono come non mai una versione irrimediabilmente deviata dei Devil Doll: come una sorta di Mr.Doctor recluso da anni in un manicomio abbandonato, il vocalist Flesh Of L. declama e urla testi criptici (non solo perché in lingua tedesca) utilizzando varie gamme vocali che hanno in comune la mancata appartenenza alla categoria del canto; ad accompagnarne il vaneggiamento gli altri strumenti, tra i quali una spiazzante armonica, procedono a strappi come un ubriaco che riesce a mantenere miracolosamente la sua instabile posizione eretta.
Tutto sommato Strom der Augenblicke, traccia conclusiva di “soli” dodici minuti, riporta il tutto ad una vaga parvenza di normalità, non fosse altro che per la riduzione di toni vocali parossistici e del contestuale approdo ad una forma sui generis di ambient, per quanto percorsa da pulsioni sonore nervose e disturbanti.
L’assegnazione del tutto arbitraria dell’etichetta black metal ai Todestoss appare quanto meno fuorviante: Hirngemeer offre oltre un’ora di verbosità musicale, coraggiosa quanto si vuole, ma rivolta davvero a persone che trovano appagamento solo in forme artistiche anticonvenzionali ai confini dell’infruibilità.

Detto con molta onestà che io non appartengo a questo ristretto novero, non per questo giungerò ad una reazione affine a quella fantozziana di fronte alla proiezione della “Corazzata Potiomkin”, per cui non mi resta che ammettere la mia incapacità di comprendere gli imperscrutabili disegni musicali di Lang e dei suoi Todesstoss.
Ciò non vuol dire che Hirngemeer debba essere ignorato a prescindere: semplicemente, non fa per me, ma non è detto che invece ci sia chi la pensa diversamente in merito. In tal caso, buona fortuna.

Tracklist:
1. Verwehung
2. Narbenkäfig
3. Strom der Augenblicke

Line-up:
Martin Lang – Guitars, synth, percussion, harmonica, lyrics
Flesh Of L. – All vocals and vocal lines
Euer Gnaden – Bass and bass composition

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