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Splatterpink – Intervista

Tornano gli Splatterpink dopo una pausa di tredici anni e come sempre ci trasportano nel loro travolgente e irriverente suono che sfugge a le catalogazioni di genere.

Splatterpink – Intervista

Mongoflashmob – Industrie Trollcore, uscito alle fine del 2014 per Locomotiv Records, ha riportato alle nostre orecchie e ai nostri occhi gli Splatterpink. Un gruppo visivo, teatrale oltre che musicale ed emozionale. Il loro suono evoca da sempre un bizzarro immaginario avanguardistico e dissacrante, giocherellone e terapeutico, perché vuole essere sfogo e riesce anche con queste ultime canzoni nell’intento di condividere la possibilità di sfogare le proprie energie assopite. Diego D’Agata, la quintessenza del gruppo,ci racconta delle sue ultime canzoni, arrivate dopo diversi anni di attesa, ma davvero al momento giusto per finire dritte con quella purezza di base che abbraccia diverse contaminazioni tra jazz, avant-rock e metal.

iye Nel 1994 è uscito “Industrie Jazzcore” che vi catapultava in un percorso da pionieri per l’Italia per il jazzcore seguendo gli spunti di John Zorn e dei Mr Bungle. Nel 1997 avete fatto uscire “Nutrimi” ma poi nulla fino al 2013, quando avete annunciato il disco nuovo. Cosa mancava al vostro spirito compositivo perché formulasse il corpo di nuove canzoni?

Precisiamo che c’è stato un terzo album, #3, uscito nel 2000 per New Scientists Records. Quello è stato l’inizio del “congelamento” durato tredici anni. Diciamo che non fu un anno denso di eventi per noi, cominciavamo a fare i conti tanto con la durata del progetto Splatterpink, quanto con tutta una serie di cambiamenti all’interno della scena italiana, in primis la cosiddetta svolta pop nazional popolare e la nostra totale incapacità di muoverci nell’ambiente. Se già prima eravamo considerati “di nicchia” non volevamo nemmeno osare immaginare a che livello saremmo potuti scendere.
E infatti ci siamo ritrovati da una quarantina circa di date all’anno a meno di una decina.

iye Quando hai formato i Testadeporcu per te hanno rappresentato una sostituzione o è stata una tua esigenza da duo che sarebbe comunque venuta fuori?

E’ vero che la formazione dei Testadeporcu ha più o meno coinciso con la fine degli Splatterpink ma non è stata quella la causa. Eravamo semplicemente stanchi e io, tanto per rimanere sul pezzo, ho preferito continuare a fare roba ancor più “di nicchia” con un progetto più snello. Inoltre ho sempre amato le formazioni a due, le ritengo perfette tanto funzionalmente quanto esteticamente.

iye Avete cambiato spesso il batterista che in effetti è la spinta fondamentale del vostro contesto perché funzioni. Anche nei Testadeporcu il tuo unico compagno di viaggio doveva essere il batterista. Cosa cerchi in un batterista perché entri nelle tue corde?

A differenza dei Testadeporcu, a cui anche Claudio essendo co-titolare immagino sia molto legato, negli Splatterpink il batterista ha sempre rappresentato un notevole problema. Nei primi cinque anni, quelli più caotici da questo punto di vista, questi continui cambi di formazione ci rallentarono parecchio. Forse ciò era anche dovuto al fatto che negli anni ’90 erano assai pochi i batteristi capaci o anche solo semplicemente interessati nello sbattersi fra stacchi, tempi composti e quant’altro questo genere ritmicamente richieda.
Oggi come oggi, a differenza di quei tempi, mi ritengo assai più fortunato. Posso avvalermi di Ivano o Claudio, insomma, ‘batteristicamente’ parlando sto in una botte di ferro. Essenzialmente a me interessa principalmente che sappiano suonare il loro strumento e siano umanamente corretti.

iye Qual è stata la prima canzone composta per “Mongoflashmob”? Da dove inizia il vostro ritorno?

Mongoflashmob è un lavoro che parte da lontano. Schegge, riffs o vere e proprie intere ossature di pezzi come Dwight Schultz o Sting risalgono a vecchie cassette degli anni ’80 che avevo registrato su quattro tracce, poi smarrite ma in una qualche maniera rimastemi in memoria. Il tema di Leccaculo fa parte di uno dei primi pezzi che feci con i Testadeporcu, tipo dieci anni fa. Il pezzo Mongoflashmob lo proposi alla mia prima band new wave (della quale non dico il nome perché era talmente brutto da rasentare l’imbarazzante) ma poi non se ne fece nulla, visto che di lì a poco ci sciogliemmo.
Mi piace rimasticare cose composte anche dieci o più anni prima. Il mio metodo è: tutto quello che ti rimane in memoria può essere potenzialmente valido. Ciò che ti scordi generalmente è merda.
Compositivamente parlando la cosa funziona, o almeno nel mio mondo è così.
Detto ciò, tendo comunque a registrare sempre tutto, come si è visto con Mongoflashmob prima o poi farà sempre comodo, e magari cercando anche di non perderne più i supporti per mantenere un po’ più libera la mia memoria biologica.

iye Entrando nel merito delle canzoni “Leccaculo” è una canzone arrabbiata in cui inveisci contro il protagonista e il giro di basso si muovono ad esse con il sax. Questo sembra sottolineare il tuo ribadire, rimproverare, indignarti. Come nasce questa composizione?

Come avrete capito non vivo di musica, quindi anch’io ho un lavoro, che è l’educatore rivolto a persone borderline con problemi legati a dipendenze di ogni tipo o alla pazzia o a entrambe le cose. Questo brano è dedicato a una ex-collega, che per l’appunto leccava molti culi: una figura che comunque immagino non manchi in qualsiasi altro contesto o settore.

iye “Dolan Aproved” canzone nel risveglio dal buonismo disneyano. Come ti è arrivata?

Anche questo è un brano vecchio di almeno dieci anni. Lo composi per una band estemporanea a due bassi + batteria chiamata Waikiki Boyz e in cui scorrettezze, scurrilità gratuite, omofobia/filia, pornografia pecoreccia e tutta un’altra serie di sgradevoli provocazioni e puttanate erano praticamente il motore, l’ossatura portante. Il momento più alto di questa band è stata la cacciata da un festival in Molise per contenuti pornografici. Se non ci credi chiedi agli Squartet, quella volta c’erano anche loro.

iye Il video è proprio su “Dolan Aproved” che sembra vi abbia fatto divertire tantissimo. Com’è andata e chi ha curato il video?

E’ stato un lavoro d’equipe fra me e il regista Gianmarco Gaviani, uno parecchio bravo che viene dal magico mondo degli spot pubblicitari, il quale ha anche messo mano a parte della sceneggiatura, migliorandola. Fondamentale è stato anche il lavoro di mia moglie e -sic- mia suocera, le quali hanno realizzato maschere e gadgets e reperito i costumi. Insomma, è stato un lavoro abbastanza “prodotto”, se mi si può passare il termine. Mi piaceva l’idea di realizzare un porno finto con cartapesta e gommapiuma.
Unico problema: per ovvie ragioni devo tenerlo nascosto a mia figlia.

iye “Mongoflahmob” ti fa cantare come un Thurston Moore accelerato. Ed entra nell’atmosfera generale del disco quella melodia sognante che arriva come uno spiraglio di luce da una finestra malandata. Come nasce e perché intitola il disco?

Se ci fai caso quei tipi di melodie, chiamiamole così, aeree, sono presenti anche in altre parti del disco. Dipende sempre dal fatto che quasi tutto Mongoflashmob nasce da quel tipo di sonorità anni ’80. Le recensioni che ho letto in proposito continuano ad accanirsi con questo rimando agli anni ’90 ma secondo me è solo un riflesso pavloviano dovuto al fatto che gli Splatterpink, anagraficamente parlando, fanno parte di quel decennio, però, credimi, non c’è un disco meno anni ’90 di questo.
Ho scelto questo titolo perché ritengo i flashmob una delle invenzioni più imbarazzanti di questo secolo, uno scellerato crogiolo in cui attivismo e sindrome di down finiscono col fondersi inesorabilmente.

iye Chi sono gli Splatterpink di oggi? Cosa vorreste far venire fuori di voi?

Quattro cazzoni eravamo e quattro cazzoni siamo rimasti, almeno per quello che riguarda la capacità di interagire con la “scena che conta”. Magari ci farebbe piacere che una volta tanto fosse riconosciuta quantomeno anche la nostra presenza nella suddetta scena, benché ammetta che il non avere ospitato nessuna featuring sul disco né aver maturato conoscenze adeguate non possa far altro che perpetrare il nostro status di assoluti parìa.

iye Dove e come è stato registrato il disco?

All’Ohmguru studio da Ricky ‘Ohmguru’ Rinaldi. Siamo totalmente soddisfatti del risultato.

iye Ci sono state delle tracce che non venivano come le volevate? Che ci hanno messo un po’ prima di soddisfarvi?

No, è andato tutto liscio, e anche piuttosto speditamente. In due settimane avevamo già finito tutto.

iye Chi ha curato la grafica?

I disegni sono di un ragazzo che si fa chiamare Nomakerinc e che abbiamo conosciuto sul web. Si è proposto e data la sua bravura abbiamo subito accettato. Io non ho fatto altro che assemblare i suoi disegni ed elaborare i font.

iye Senza chi il disco non sarebbe venuto così? Chi è stato fondamentale?

L’aver scoperto grazie all’avvento del web di godere ancora di un nutrito numero di estimatori è stata la prima scintilla che ci ha spinto a ritrovarci per una reunion estemporanea, in particolar modo un forum privato di, chiamiamoli così, troll chiamato ohshhh e ai quali frequentatori mi sento ancora oggi molto legato da amicizia e affetto. Conseguentemente a ciò la figura di Gabriele Ciampichetti di Locomotiv Records è stata altrettanto fondamentale. Senza di lui dopo questo concerto-reunion ci saremmo salutati e ognuno sarebbe tornato per la sua strada.

iye In questi anni di musica, concerti e canzoni, chi hai incontrato e ti ha attraversato rimanendo tuo punto di riferimento imprescindibile?

Come dicevo prima non sono molto portato a interagire con la gente, specie con quella “che conta”, ho un pessimo rapporto con l’autoreferenzialità, con la promozione del sé e con tutte ‘ste cose che io reputo puttanate lontane anni luce dalla meritocrazia; più vado avanti più la cosa sembra peggiorare e di sicuro non porta acqua al mio mulino. Le poche amicizie che ho maturato nell’ambiente le porto avanti tuttora e non sono mediate da criteri artistici né dall’urgenza di ottenere alcunché. Parlare di punti di riferimento poi è un eufemismo, non per snobismo nei confronti dell’italica scena, ma perché artisticamente parlando faccio fatica ad identificare punti di riferimento di qualsiasi tipo. Potrei risponderti con un “gli XTC”, o “i Gang of Four”, o “i Cardiacs”, o “i Chrome” ma boh, chi la ascolta più ormai, anche quella roba, e ovviamente neanche li ho mai conosciuti personalmente, quindi…
Però una cosa voglio dirla, anche se con la musica non c’entra assolutamente nulla o quasi: la lettura di Infinite Jest, e conseguentemente l’approccio a tutta l’opera di Wallace, è stata forse il più grande shock culturale che io possa mai aver subito, non c’è band o disco che regga il confronto.

iye Come presentate il vostro disco dal vivo?

Parlando di live ti rispondo solo con un “Lol, averceli i live”

iye Com’è avvenuta la collaborazione con Locomotiv Records, che ha pubblicato il disco?

Dopo un concerto al Locomotiv per una reunion estemporanea ho proposto a Gabriele Ciampichetti di produrre un eventuale nuovo disco. È stato sufficientemente pazzo da accettare.

iye Per avere il disco, cosa bisogna fare?

Richiederlo direttamente ad Audioglobe o sperare di vederci dal vivo.

Tracklist:
1. Uwe Boll Limericks trips
2. Dolan Aproevd
3. Leccaculo
4. Mortal Jodel
5. Voi Due
6. Terratron
7. Sting
8. Che fine ha fatto Dwight Schultz?
9. Mongoflashmob
10. Autocit.

Line-up:
Diego D’Agata – Basso/Voce/Keys
Alessandro Meroli – Sax Baritono
Federico Bernardi – Chitarra
Ivano Zanotti – Batteria
<a href=”https://www.facebook.com/Splatterpink2012″>SPLATTERPINK – Facebook</a>

 

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