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Il Muridismo Come Modello Di Pace: Macron E Gli Altri Non Hanno Forse Ragione?

Il Muridismo Come Modello Di Pace: Macron E Gli Altri Non Hanno Forse Ragione?: Nel corso della conferenza stampa dello scorso 29 giugno, il portavoce del Khalife Général des Mourides, Serigne Bass Ab...

Il Muridismo Come Modello Di Pace: Macron E Gli Altri Non Hanno Forse Ragione?

Nel corso della conferenza stampa dello scorso 29 giugno, il portavoce del Khalife Général des Mourides, Serigne Bass Abdou Khadre Mbacké, ha dichiarato che il presidente francese Emmanuel Macron gli ha confidato nel corso del loro incontro a Parigi che “il muridismo costituisce a oggi l’unica strada per la pace nel mondo”.

L’uomo religioso è andato oltre affermando che, altre personalità di ugual spessore, gli hanno fatto confidenze simili.

Dunque, non è arrivato forse il momento, alla luce di queste ennesime conferme e testimonianze di grandi personalità del mondo di oggi e di ieri sui benefici del modello murida, di estendere tale modello a tutto il paese?

Per fare questo, non ci sono molti modi di procedere, se non quello di seguire una delle raccomandazioni del fondatore del movimento, Cheikh Ahmadou Bamba Mbacké Khadim Rassoul. Questa strada consiste nella valorizzazione della scienza e del lavoro accanto al rinnovamento delle nozioni di reciprocità e solidarietà; solo questa attitudine può garantire, senza ostacoli, la via della salvezza, tanto inseguita oggi e che molte persone cercano di ottenere attraverso la guerriglia e il combattimento armato.

Così, una riforma della nostra società, tutta intera, diventa più che necessaria per il raggiungimento di una salvezza reale.

Teologicamente, la salvezza “è una nozione spirituale che significa ‘emancipazione e liberazione’. Il credente che possiede la salvezza si ritrova quindi emancipato e liberato dal peccato, dall’insoddisfazione e dalla condanna eterna (inferno). Egli beneficia di una relazione con Dio è ha così accesso al paradiso”. Questa nozione è presente in quasi tutte le religioni esistenti, specialmente in islam, cristianesimo, giudaismo, induismo e buddismo.

In questo senso, l’islam come religione abramitica incarna la via permanente della salvezza per liberare l’umanità dalle derive settarie (in arabo إسلام; Al’islām, significa “sottomissione e assoggettamento agli ordini di Dio”; ha la stessa radice semantica di As-salam, cioè “pace”).

Così, la travolgente maggioranza, per non dire l’unanimità degli psicologi e sociologi si è sempre soffermata su questa questione così intrigante prima di accordarsi a concludere che: la recrudescenza della violenza, in tutte le sue forme, nemica della pace, è causata da problemi sia di ordine socio-psicologico che di ordine politico-economico. Fatta questa profonda analisi, ci rendiamo pienamente conto che vizi come l’orgoglio, la vanità, l’intolleranza, la ricerca sfrenata dell’“avere senza sapere” e altri avvelenano l’anima fino a distoglierla dai valori umani per orientarla infine verso le pulsioni delle passioni minacciando così, di fatto, la pace, la stabilità e la tranquillità nel mondo.

È in quest’ottica che il venerato Cheikh Ahmadou Bamba, esemplare adepto della non violenza, in linea con questa convinzione ha cercato la riabilitazione dell’islam attraverso la fondazione del Muridismo, definito etimologicamente come segue: “il termine ‘murida’ deriva dal verbo irada, e da mirid, che significano rispettivamente ‘la volontà’ e ‘colui che vuole’, ‘colui che aspira a’, sottintendendo che il fine ultimo della ricerca è l’approvazione di Dio”. E questa può essere ottenuta attraverso il percorso sicuro verso il sapere e verso l’amore per il prossimo e attraverso i frutti di un lavoro onesto.

Come un buon pedagogo, il fondatore del movimento si servì di un modello di pace e di tolleranza andando incontro a numerose intimidazioni, minacce e offese, caratterizzate da rabbia e ripercussioni violente, sia da parte dei coloni che da parte dell’aristocrazia, e questo nonostante il venerato Cheick potesse contare in sua difesa di un gruppo di uomini e di donne, totalmente devoti alla sua causa e pronti a sacrificare la propria vita per lui senza battere ciglio.

A riprova del fatto che il suo operato incarna perfettamente i principi di pace e di tolleranza predicati dall’islam è importante sottolineare che egli non ha mai pensato di agire utilizzando la minima forza e/o il minimo rimprovero come mezzo di difesa.

Come unica arma, egli ha fatto suo quel famoso versetto numero 6 della sura 109, “AL-Kafiroun” (“I miscredenti”): “LAKOUM DINOUKOUM WA LIYA DINI”, “A voi la vostra religione, a me la mia”, preferendo così la resistenza culturale a quella cosiddetta armata, attraverso il culto della pace e dell’educazione e dichiarando, per coloro i quali vogliono comprendere: “La mia jihad si fa attraverso il sapere e la fede in Allah. Educare le anime significa costruire una nazione”. Così ha detto Chikhoul Khadim. In altre parole, egli predica sulla base di valori morali, facendosi garante di una pace duratura e della salvezza attraverso una via all’interno della società. Per arrivare a questo, senza scontri, egli fa costantemente appello al perdono e al rispetto reciproco degli uni verso gli altri attraverso i suoi numerosi scritti, specialmente attraverso le poesie delle sue raccolte Mawahibu-Nafi e Jazbul Qulûb:

“Tu hai migliorato la mia condizione, senza che io facessi alcuno sforzo,

Orienti le mie scelte verso la strada giusta attraverso il mio Maestro, senza dolore né pena,

Dopo una preghiera eterna (sul Profeta) così come sulla sua famiglia e i suoi giusti compagni,

Rinnovi la strada attraverso il mio Maestro, senza avversità né dolore.

È grazie a lui (il Profeta) che noi siamo sempre protetti dalla guerra e dall’umiliazione.

È grazie a lui che possediamo la calma e che le mio opere in suo onore sono permesse…”

Con questo stesso registro, egli insiste in questa poesia intitolata Ya Jumlatan:

“Le mie scritture sostituiscono le armi

E le sostituiscono alla ricerca di maestri spirituali…”

Cheikh Ahmadou Bamba persegue e predica la ricerca della salvezza attraverso il lavoro e non manca di richiamare tutti alla disciplina: “Lavora per questo mondo come se dovessi vivere in eterno, e lavora per l’aldilà come se dovessi morire domani”.

Senza smentirsi e sapendo che l’avvenire di tutta la società dipende dai giovani, a loro predica così: “Voi, i giovani, per non essere disonorati domani, dovete mettere il sapere davanti a ogni cosa”.

Grazie alle raccomandazioni del Cheikh, gli emigranti muridi riescono ad applicarsi a tutte le attività, specialmente quelle di promozione socio-economica e di arricchimento culturale per la diffusione dell’islam come religione di pace e di concordia di cuori. E questo lo fanno così bene nei diversi paesi di accoglienza come in Senegal.

Ricordiamoci che tuttavia il muridismo non sarebbe possibile senza un’organizzazione severa, considerata feudale da alcuni ma efficace da altri, strutturata in modo tale che vi sia una sola autorità spirituale, come viene giustamente indicato dal giornalista Emmanuel Brisson, nel suo reportage sui Muridi, pubblicato sul sito Grand reportage (2008).

Quindi, dal momento che l’Università Serigne Touba è considerata un esempio dall’UNESCO e Touba una città esemplare da parte dell’esimia conferenza delle Nazioni Unite sulle istituzioni umane (Istanbul, 1995), non dovremmo noi elevare il Muridismo, tanto onorato da così importanti organizzazioni e personaggi della nostra epoca, a modello economico? Oppure preferiamo adattarci a quel vecchio adagio che recita “Nessuno è profeta in patria”?

In ogni caso, il portavoce del Khalife Général murida ha aperto il dibattito attraverso questa riflessione: “Oggi, il comunismo, il capitalismo, il liberalismo e il neocolonialismo hanno mostrato i loro limiti. La via della salvezza, è l’eredità che abbiamo tratto dagli insegnamenti di Serigne Touba che comporta virtù come la pace, il lavoro, l’amor proprio, la solidarietà, ma soprattutto il perdono e la tolleranza”.

Che Allah vegli sul mondo e soprattutto sul nostro caro Senegal… Amen

Muridismo: il muridismo è un movimento spirituale fondato da Cheikh Ahmadou Bamba Mbacké Khadim Rassoul e praticato dalla confraternita Muriddiyya. Nasce a fine XIX secolo in Senegal, dove è ancora largamente diffuso (si considera murida il 33% della popolazione) e dove, dopo decenni di battaglie, ha un ruolo di rilievo nella politica del paese. Predica la santificazione del lavoro, la quale arriva così ad acquisire lo stesso valore di una preghiera. I discepoli muridi si affidano completamente a un Maestro, il marabutto, non solo dal punto di vista spirituale. Il marabutto accompagna il discepolo per tutta la vita e per la vita dei suoi figli. Il Maestro non viene eletto né nominato, ma il ruolo viene acquisito per nascita.

Khalife Général des Mourides: consiglio di discendenti diretti di Cheikh Ahmadou Bamba.

Sura: si chiama così ciascuno dei 114 “capitoli” in cui è diviso il Corano.

Serigne Touba: significa “Sceicco di Touba” (città centrale del Senegal considerata come la “città santa del muridismo”); è l’appellativo con il quale veniva indicato Cheikh Ahmadou Bamba Mbacké Khadim Rassoul.

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1 Commento
  • Avatar
    Bob Accio
    Inviato a 14:54h, 09 Agosto Rispondi

    Bisogna spiegare a Macron & Compagnia bella che in tale sistema la proprietà privata e le banche, le oligarchie e i monopoli non esistono… e se mi sbaglio dovete spiegarlo a me perché esistono!

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