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Recensione : Lagwagon – Hang

Il suono è forse più cupo e i sorrisi si sono increspati di malinconia, ma ciò rispecchia alla perfezione cosa siamo diventati anche noi.

Lagwagon – Hang

Torna la luce, dopo nove anni e, ripeto, nove anni, di tenebre.

Era il 2005 e in quell’anno uscì “Resolve”, non un album memorabile, non un album epocale ma qualcosa di ben superiore: un album dei Lagwagon.
Il punk rock, e più precisamente quello in stile Fat Wreck, nella seconda metà degli anni novanta spopolava tra noi disagiati e vi erano ottime bands, come i No Use For A Name del mai abbastanza compianto Tony Sly, i Nofx, i Good Riddance, etc.
Ma un solo gruppo spiccava davvero, lasciando gli altri affettuosamente indietro e questi erano i Lagwagon: la loro capacità compositiva, sebbene sempre di punk si parli, era molto superiore agli altri gruppi, e consentiva loro di creare melodie davvero belle, incidendo dischi memorabili uno dietro l’altro.
Dal debutto di “Duh” a “Thrashed”, passando per i fantastici “Hoss” e “Double Plaidinum”, che sono un po’ il loro sancta sanctorum, i Lagwagon sono stati per molto tempo i migliori, la luce che brillava sul volto di noi sfigati che li ascoltavamo mentre vedevamo la figa prendere una direzione opposta alla nostra; Joey Cape è sempre stato nostro amico, e ci ha detto cose che nessun altro ci ha mai detto.
La notizia è che sono tornati e sono sempre grandi; ovviamente non mancheranno i fanatici che diranno che dopo questo o quel disco sono morti ma, credetemi, i Lagwagon sono sempre loro.
Questo disco è davvero ottimo, le canzoni sono più mature ma non manca quel quid in più che solo loro hanno: infatti, tutti i membri del gruppo hanno contribuito, a differenza degli altri dischi, alla scrittura delle tracce.
In tutto questo tempo soprattutto Joey Cape ha scritto tanto, ma non riteneva che i pezzi andassero bene per i Lagwagon.
Hang è un tributo a Tony Sly dei No Use For A Name, amicissimo dei Lagwagon e andato via troppo presto: One More Song è una canzone per lui ed è bellissima.
Il suono è forse più cupo e i sorrisi si sono increspati di malinconia, ma ciò rispecchia alla perfezione cosa siamo diventati anche noi; è bello dopo anni e anni essere ancora qui, cambiati, forse peggiorati, ascoltando ancora un gruppo che a diciassette anni era vicino ad essere tutto il tuo mondo, ed è anche meno amaro pensare a chi non c’è più e che forse, dico forse, non potrà ascoltare questo disco.
Bentornati Lagwagon, ci siete mancati.
Bentornati a casa.

Tracklist:
1.Burden of Proof
2. Reign
3. Made of Broken Parts
4. The Cog in the Machine
5. Poison in the Well
6. Obsolete Absolute
7. Western Settlements
8. Burning Out in Style
9. One More Song
10. Drag
11. You Know Me
12. In Your Wake

Line-up:
Joey Cape – Voce
Chris Flippin – Chitarra
Joe Raposo – Basso
Chris Rest – Chitarra
Dave Raun – Batteria

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