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Recensione : Hlfmn – You’re Shifting Now

Aria di masterpiece soffia in questo dosato e geniale lavoro di HLFMN, autore e produttore nostrano, che in pochi anni si è posto all'attenzione del mondo musicale con doti compositive che attraggono con forza profonda e influente, qui risulta anche finemente dolce ed evocativo di paradisi sconosciuti.

Hlfmn – You’re Shifting Now

Le 17 tracce sonore rilasciate da HLFMN mi si rivelano nella loro musicalità con sentimento positivo, perciò la curiosità verso questo musico, filtrata a livello cerebrale, fa si che io scenda palombaro nel mondo web a reperire info più dettagliate con le quali meglio osservarlo.

Passato ad un livello di conoscenza superiore, il mio approccio si spande in più direzioni; ora so che esiste un progetto, una filosofia che tiene viva la musica di HLFMN, che sta per Half Man, pseudonimo volto ad identificare una entità che cela il produttore-compositore qui in oggetto.

Non sveliamo altro se non la bella maschera artistica scelta dall’entità per presentarsi al pubblico, segno della netta divisione del viso in due tratti, come stare a indicare: uomo/donna, bene/male, materiale/immateriale, spirituale/concreto, passato/futuro e via dicendo, dualità quale prolungamento del manifesto filosofico, ben più complesso e qualificante la vita artistica di HLFMN, di immaginare nel calderone infinito delle possibilità di scelta e di pensiero, relegate/slegate dal loro carattere di universalità, fortunatamente talvolta combinate e concatenate in noi, tali da fornirci in questo modo l’eventualità di poter ascoltare la sua musica senza tempo, ponendoci tra azione esteriore ed evento interiore.

Questa lunga opera è divisa in due parti, di fatti se ne potrebbe trarre tranquillamente un doppio album, usando come spartiacque il pezzo numero 10, “Into the silence”, che è il mio preferito, tra la prima e la seconda parte dei 17 pezzi.

Far sapere che il 10 è il mio pezzo preferito non vuol togliere nulla a tutto il lavoro contenuto nel titolo “You’re shifting now” e tutti i pezzi sono bellissimi per creatività e impiego dei mezzi musicali, dice l’autore al proposito: “sento di aver trovato un linguaggio più definito ed emozionante; ho utilizzato svariati generi musicali per esprimere le mie idee, fino a raggiungere una sonorità omogenea ma allo stesso tempo ampia e multiforme; i brani spaziano tra trip-hop, futurebass, drum’n bass, ballate post-rock, minimalismo neo-classico e altro ancora; ho registrato rullanti e piatti “reali”per creare i beat, glockenspiel, pianoforte e chitarra, suoni che poi ho rielaborato in studio cercando di mantenere, dove possibile, una sonorità più“rock” e meno “elettronica” rispetto al passato”… è tangibile il flusso complessivo della musica che trasla l’ascoltatore con raffinatezza ed attenzione, conferendo spessore ad ogni singolo brano dotato di grande personalità, pregio di stile, che ingloba diverse passioni musicali. La dualità risulta l’elemento concatenante, illumina/oscura l’insieme e il singolo, ma soprattutto il disco non è mai ridondante o eccessivo, anzi, nel canalizzare ogni track allo stato ultimo, non subentra alcun sovradosaggio delle miscele costituenti il nettare prodotto, prelibato ed ottimamente calibrato.
Così non rimane altro che appassionarsi ad un artista che vale quanto pesa e sul piatto della bilancia ogni volta vi è oro: la lucentezza dance pop rock sintetica di “Seismic love” ci contorna di good vibration, uscendo dal canale sugar dei Beach Boys, percependo la sensazione molto più fantascientifica e positiva nell’andare a segno!
“Farewell”, sinuosa e misteriosa, dona un umore che lascia forme sospese, ricordi di felicità ripercorsi fotogramma per fotogramma esprimendo una lentezza intensa.
“Volcano” richiama Moby immesso in una macchina drum’n’bass; la macchinosità, il suo rotismo, innesca ritmi oscuri, sincopati, giocando tra dinamismo e suggestione eterea, sino a perdere il filo.
I vocalismi corali di stampo orientale di “People from the woods”, arpeggi, la base del basso stratificato, la drum machine, acqua che sgorga tra volatili cinguettanti, il tema si monta con l’aiuto di un guitar sound e l’incedere risulta sognante, pare di valicare ogni sorta di dualità in questo pezzo. Dalla porta della mia camera esco da una realtà ed entro oltrepassandola in un’altra onirica ma non meno concreta.
Sottende all’ascolto una sottile gioia che pare motivo costante nell’evolversi e srotolarsi della materia composta. E poi:

1 “Dance”: il suono distorto del basso e l’ingresso di synth spaziali battono su un tema orientale… se ne sente il sapore, l’odore e il senso accattivante: una rosa purpurea di Pechino.

2. “Yin”. Folk oriental song; il field voice introdotto rende ancora più misteriosa la traccia. HLFMN affida il tutto a sensazioni che sbocciano naturali dall’entità elettronica. Fiori di carta sollevati dal flauto.

3. “Gypsy Girl”. Lo schema narrativo è una danza, i movimenti circolari e semicircolari sensualizzano il pathos. L’oscillare degli strumenti predispone ad un musical danzante.

11 e 12. Scandinavia pt. 1 e 2.
Electronic ambient music, dream pop nordico ethereal. Qui forse scoviamo l’unico punto debole del disco, le due parti scandinave colorano un paesaggio nevoso, si riprende quel filo perso e si tinteggia di mood nordico il passaggio della musica. Rispecchi in una lastra di ghiaccio contornata da neve appena scesa.

13. “Far” il nordico pianismo ci accompagna in soluzioni sognanti, alternative visioni di paesaggi soffici, HLFMN incontra Teen Daze in quei paradisi dell’anima ammantati di candore e purezza; una bevanda fresca si prende volentieri in compagnia, serviti da un angelico Moby.

14. “Monastery”. E’ forte esempio di quella dualità espressa introducendo il disco, si è affascinati da suoni che hanno una sorgente emotiva che attraversa tutto l’arco della storia umana, dagli albori dei sensi umani sino al futuro preconizzato dalle distopie sensitive future. Il pop è presente ma in forma fastosa, spettacolare, sebbene si valichi costantemente ogni forma, o meglio dire che ogni forma tende a valicare se stessa.

15. “A sunset”.

16. “All is light”. C’è un percorso della memoria che tremola ad ogni passo, si va incontro ad esso a cuor leggero, solenni nell’incedere, il miracolo della semplicità imprevedibile e presente che ci solleva teneramente con amore. Ottima la reprise del tema dopo la pausa, siamo alle soglie, o al confine, dell’anima.

17. “Endless game”. Una dolce lacrima emotiva che ci ripaga con passione dell’ascolto di un gran disco a beneficio di una estesa e sapiente finezza, nel quale seguire ogni traccia è come vivere in un mondo sorprendente, ingegnoso e anfibio.

TRACKLIST
1. Dance 03:34
2. Yin 04:04
3. Gypsy girl 03:41
4. Seismic love 04:47
5. Farewell 03:31
6. Relief 01:04
7. Volcano 04:21
8. Go out 01:35
9. People from the woods 04:36
10. Into the silence 03:54
11. Scandinavia -part I 05:35
12. Scandinavia -part II 03:49
13. Far 04:55
14. Monastery 04:24
15. A sunset 02:20
16. All is light 06:05
17. Endless game 02:41

LINE-UP
HLFMN – Sampler, piano, guitar e tutti gli altri strumenti, nonché produttore

VOTO
9

URL Facebook
https://www.facebook.com/HLFMN/

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