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Recensione : Ghost Mantra – Chandrabindu

"Chandrabindu" è un buon album di hard-prog, impregnato di psichedelia e suoni alternative.

Ghost Mantra – Chandrabindu

La band lombarda dei Ghost Mantra arriva in questo 2014 all’esordio sulla lunga distanza: provenienti dalla provincia di Lecco, i cinque ragazzi hanno dalla loro la pubblicazione dei due demo “Foetus” del 2011 e “Death By Water” dell’anno successivo, ed una buona esperienza live, culminata con l’onore di aprire per Paul Di Anno, quel signore che cantò nei primi due dischi della band heavy metal per eccellenza, gli Iron Maiden.

Ma non fatevi ingannare, in questo ottimo lavoro di heavy classico non ce n’è traccia, infatti il gruppo propone un hard rock contaminato da tanto grunge e psichedelia, con deliziose parti di sitar e riusciti momenti acustici, chitarroni che spesso strizzano l’occhio agli anni ‘70, il tutto suonato con uno spirito prog evidenziato da una sezione ritmica che non risparmia riusciti cambi di tempo quando le parti elettriche la fanno da padrone.
Nelle prime tre tracce (la title-track, Shape To Burn e Dopeself, dalla quale la band ha estratto un video) escono prepotentemente fuori tutte le influenze del gruppo lombardo: tre bellissimi episodi dove Soundgarden, Mindfunk, prog moderno e lo spirito freak psichedelico dei grandi Beatles del periodo mistico indiano si alternano con un hard rock moderno ed incalzante.
Bellissima Aphelion, che dopo un inizio tirato si concede una pausa semi acustica nella fase centrale per chiudersi con un refrain molto suggestivo.
Davvero bravi i musicisti, dalle due chitarre suonate da Macs D e Frank Cassinelli, alla sezione ritmica del duo Maurizio Cambianica (basso) e Matteo Canali (batteria), senza dimenticare la voce di Pablo J.Cammello, a suo agio sia nelle parti più tirate sia nell’accompagnare le atmosfere maggiormente intimiste, delle quali l’album è pregno.
Su Knife The Saint aleggia lo spirito di un’altra band fondamentale degli ultimi vent’anni di rock, i Tool, così come in Sterilize, brano che merita per il sottoscritto la palma di migliore del lotto, in un crescendo di drammatica tensione che sfocia in un finale da applausi.
Swamp The Earth mette la parola fine su un lavoro meritevole, con molte ottime idee, ben suonato e registrato, consigliato vivamente agli amanti del rock alternativo, così pure a chi non disdegna sonorità prog oriented e psichedeliche.

Tracklist:
1.Chandrabindu
2.Shape to Burn
3.Aphelion
4.Dopeself
5.Shelter in Hell
6.Knife the Saint
7.Sterilize
8.Swamp the Earth

Line-up:
Matteo Canali – Drums
Maurizio Cambianica – Bass
Pablo J.Cammello – Vocals
Macs D – Guitars
Frank Cassinelli – Guitars

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