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Recensione : Active Heed – Visions From Reality

Se avrete la pazienza di entrare in sintonia con la musica proposta, scoprirete un mondo dove la poesia musicale che sprigiona dalle note dell'album è uno stupendo insieme di cascate melodiche.

Active Heed – Visions From Reality

Questo progetto musicale a nome Active Heed nasce dal genio di Umberto Pagnini, compositore lombardo che, dopo aver scritto musica e testi, ha radunato un gruppo di validi musicisti e ha consegnato nelle loro mani il suo lavoro per tramutarlo in quello che è poi diventato Visions From Reality.

Lo scrittore e musicista non compare nella line-up della band, della quale fanno parte invece il polistrumentista Lorenzo Poli (basso,chitarre e tastiere),Giovanni Giorgi (batteria), Pellek (voce), Mark Colton (cori), Marit Borresen (cori), il tutto mixato e arrangiato da Alberto Callegari.
Come nella migliore tradizione italiana in fatto di musica prog, il progetto non delude le aspettative, anzi, se avrete la pazienza di entrare in sintonia con la musica proposta, scoprirete un mondo dove la poesia musicale che sprigiona dalle note dell’album, è uno stupendo insieme di cascate melodiche, in gran parte acustiche, sostenute sì da una base progressive, ora riconducibile ai mostri sacri dei magnifici anni settanta, ora più vicine al new prog inglese, ma non solo: atmosfere folk e meravigliosi momenti dove lo spirito da musical prende il sopravvento ci lasceranno a bocca aperta.
L’album scivola così tra song acustiche, vicine al folk e a quei brani che gli Yes dei primi album lasciavano nelle mani di Steve Howe e Jon Anderson (Flying Like a Fly, Awake?!, No What?), brani riconducibili al roots americano (Me, Five Seconds Before), per tornare a sognare di lande britanniche con le bellissime e più intimiste With Joy e Melting Of Realities.
La chitarra acustica continua imperterrita a regalare brividi assecondando la bellissima voce di Pellek in The Weakness Of Our Spinning, mentre Without Joy è una parentesi alternativa prima di Every Ten Seconds Before, bellissimo brano tra Pendragon e Arena nel quale le tastiere hanno maggior spazio, così come nella sucessiva FFF Flashing Fast Forward, dove un gran giro di chitarra semi acustica è protagonista di tutto il brano, anche sostenuto da keys dall’approccio sinfonico.
Ci avvicinamo purtroppo alla fine, abbiamo ancora il tempo per la bellissima Me,One Second Before Johan Robeck e per la conclusiva Our Vast Emptiness, connubio riuscitissimo tra il progressive settantiano e il new prog, interpretato alla grande dalla band che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la classe e il talento faccia parte del dna dei musicisti coinvolti.
Un plauso a Umberto Pagnini, ideatore e compositore di questo bellissimo lavoro che consiglio anche a chi non si considera fan del prog, per via di song dal minutaggio in media abbastanza corto e perciò assimilabile anche per chi non è troppo in confidenza con questo tipo di suoni.

Tracklist:
1. Flying Like A Fly
2. Awake?!
3. No What?
4. Me, Five Seconds before
5. With Joy
6. Melting Of Realities
7. Forest And Joy
8. The Weakness Of Our Spinning
9. Without Joy
10. Every Ten Seconds Before
11. FFF Flashing Fast Forward
12. If I Will Never Be
13. Me, One Second Before Johan Robeck
14. Usual Plays In Heaven / Be Kind And Talk To Me
15. Our Vast Emptiness

Line-up:
Lorenzo Poli – Basso,chitarra,tastiere,effetti
Pellek – Voce
Giovanni Giorgi – Batteria
Marl Colton – Voce
Marit Boresen – Voce
Umberto Pagnini – Musiche,testi

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